IL FIGURATIVO MODERNO DI SILVIA DOGLIANI
Dopo l'antologica culturale nella sala C dell'Amministrazione Provinciale di Cuneo, ora è il momento di una altra importante rassegna artistica postuma della pittrice Silvia Dogliani, nel castello di Fossano; città dove viveva.
La mostra è stata voluta dal sindaco di Fossano e curata dai suoi collaboratori culturali.
Raccoglie una serie di opere da vedere ed osservare con calma. Figure di donne, paesaggi, nature morte, i così detti monotipi. Vi è poi tutta una serie di opere che hanno visto la pittrice passare a tecniche diverse: dai dipinti realizzati con pittura e sabbia su masonite a sfondo nero, ai guazzi, alle tematiche con ragazze espressive: opere ricche di emozioni, ma nello stesso tempo di sofferenze; tele con un arcobaleno di colori chiari, puliti, tinte neutre, che mettono in risalto la bellezza del viso, i veli, l'abbigliamento, senza mai smembrare la delicatezza dei fiori.
Nelle opere di Silvia Dogliani non manca la presenza della luna, che riflette a noi quella interessante luce romantica, tanto apprezzata, di grande attrazione. Silvia era una delle esponenti più significative della tradizione figurativa femminile, con richiami intensi, espressivi, modiglianeschi. Aveva inventato un suo linguaggio affascinante ed originale; anzi, unico, che oggi può essere definito, il vero figurativo moderno. In queste opere aveva messo insieme i sentimenti, la dolcezza, la morale, l'educazione, l'amore, i colori, la sua formazione artistica, dando vita a quella personalità pittorica che oggi sta andando per la maggiore.
Silvia Dogliani aveva avuto come maestro tecnico Livio Pezzato, per anni; la sua prima uscita pubblica era stata il Premio Città di Soave (Verona), 1979, dove vinse il terzo premio. Da allora aveva collezionato una cinquantina di riconoscimenti in concorsi nazionali ed internazionali: da Sanremo a Modena; da Reggio Emilia a Milano; da Salsomaggiore a New York; da Torino a Porto Venere e Venezia. Una quindicina sono le sue personali culturali: Torino, Pescara, la Spezia, Alba, Tortona, Canale, Vezza, Cuneo, ecc. Lungo il calendario delle sue collettive.
La Dogliani amava dipingere le donne e la luna. Perché? Ce lo aveva spiegato Lei stessa un mese prima di passare ad altra vita:
”Omaggio alla luna perché rappresenta una fase molto importante nella vita delle donne: la luna con la sua attrazione; che sulla terra produce il fenomeno delle maree; la luna che modifica l'umore delle persone e promuove quei fenomeni fisici e naturali che caratterizzano l'età di noi tutti. Omaggio alle figure femminili perché ricordano la bellezza, le veneri, il mondo che cresce, e, prima di tutto un omaggio alla donna libera, non più schiava od oggetto, quella donna che oggi ha conquistato una buona posizione sociale, alla donna che si dedica alla famiglia, ma anche alla scienza, alle arti, alla mistica, alla donna soldato, donna politica, donna desiderata e corteggiata (non più umiliata), alla donna madre, lavoratrice, a tutte quelle donne onorate, osservate, amate. Un augurio per tutte le donne di tutti i continenti. Che sarebbe il mondo senza donne?”
Il taglio espositivo di questa rassegna postuma inquadra anche nelle sue tele il paesaggio, le colline con colori terrosi, ocra, verdi, violetti,è:tinte personalizzate inedite, frutto di una alta cultura e ricerca pittorica, di una grande esperienza.
Una pittura di suggestione che rivela un linguaggio espressivo, derivato dalle frequentazioni letterarie, dai suoi approfondimenti, dalla sua passione per la parola scritta, ma anche dalle sue sofferenze.
La sua vita, anche se breve, si traduce in travolgenti opere visive. Le emozioni di Silvia Dogliani sono come le bolle di sapone che indugiano prima di uscire dalla cannuccia. Le colline con le sue mammelle ricordano la terra madre con i loro misteriosi anfratti; le piante verdi di primavera ed autunno: fulve quando la messe è matura; umili come le zolle rivolte verso il cielo. Tele che parlano di infinito, come le distese del mare; di fiori del suo giardino; del luogo dove abitava e dipingeva; e di tutte le realtà ché osservava dal balcone verso la Stura e la distesa della natura…
Di lei hanno scritto i più illustri critici.
Carlo Gramaglia